VOCE ANIMALE: VIAGGIO NELLA CONOSCENZA DELLA VOCE - Articolo di Lisa Santinelli

La voce integrata e il contributo del modello Funzionale: il Sentire, il canto delle Sensazioni

A cura di Lisa Santinelli, Psicologa, Psicoterapeuta Funzionale, Mediatrice della Relazione, Formatrice Vocale e Cantante

Sulla Voce esistono mille visioni, tanti studi, molte tecniche che si propongono di portare la capacità comunicativa a un livello più profondo. Ogni studio ha portato una luce su un aspetto interessante della vocalità: anatomico e fisiologico, comunicativo e psicologico, senza dimenticare l’aspetto artistico.

Nonostante tutto quello che sulla Voce è stato detto e scritto, ancora oggi si continua a studiare questo universo così intangibile, di cui ancora non tutto è stato compreso.

Un’area che ho incontrato nei miei studi e che ha portato alla mia voce un contributo nuovo è quella della Psicologia Funzionale, riferimento teorico che insieme ad altri, oggi è parte integrante dei miei lavori sulla voce e sul canto.

La Voce secondo la Psicologia Funzionale è espressione di tutta la persona, essendo in stretta relazione con il respiro e come ogni Funzione espressione di ogni organismo complesso ed integrato in tutti i suoi diversi aspetti (fisiologico, cognitivo, emotivo, muscolare/posturale).

(Per approfondire la struttura teoria della psicologia Funzionale si rimanda ai libri citati in fondo all’articolo).

Secondo questa visione olistica, la ricerca di una Voce che sia espressione Integrata di se stessi, la ricerca della propria “vera” Voce, una voce libera, autentica, anche Animale, diventa un vero e proprio viaggio di crescita interiore, un percorso su se stessi, che liberi da condizionamenti, giudizi, blocchi, convinzioni e ottiche prestazionali.

Infatti, la Voce essendo a tutti gli effetti un respiro “sonoro” è una Funzione (cioè componenti del Sé) del piano fisiologico della persona, ma è in stretta relazione anche con il piano emotivo, posturale, e cognitivo-simbolico, infatti, essendo espressione dell'intera persona, necessita di un lavoro integrato su tutti questi piani, sempre presenti nella nostra espressione e comunicazione.

Per questo, in un lavoro integrato sulla Voce, si propongono esperienze che agiscono a livello integrato su tutti e quattro i piani di Funzionamento attraverso quelle che si definiscono Esperienze di Base (Rispoli, 2004) importanti per sviluppare una buona integrazione anche a livello vocale, in modo che tutti i piani agiscano in sintonia tra loro e tutti in una stessa direzione.

Ed è per questo che per lavorare sulla voce si possono proporre esperienze psicocorporee che vadano a intervenire su tutta la persona in modo globale e non solo sul distretto vocale.

Uno dei primi passi da muovere nel percorso sulla voce è l’ascolto.

Cosa significa ascoltare se non ascoltare se stessi e dunque sentirsi?

Ascoltarsi è sentirsi e Percepirsi in tutte le sue sfaccettature, perché la consapevolezza passa proprio dalla capacità di sentire, aprire e riconoscere in noi sensazioni nuove o riscoprire quelle che già abbiamo conosciuto, ma che non saranno mai le medesime.

Le Sensazioni ci guidano alla scoperta del mondo interno ed esterno, il nostro corpo è pieno di informazioni, suoni, odori, movimenti, caldo, freddo, pesante, leggero, stanco, vitale, correnti. E anche il mondo esterno è pieno di stimoli che raggiungono i nostri sensi, immagini, odori, suoni, sapori, colori, ambienti, temperatura. Tornare alla scoperta di sensazioni che ormai diamo per scontato e che sono sotto soglia, ci rende maggiormente in ascolto e capaci di trasformare quelle sensazioni in qualcosa di udibile attraverso la nostra voce.

Sentire e Percepire la Voce Sentire (Rispoli, 2004) significa essere in Contatto con le proprie Sensazioni, Sentire come reagisce il nostro organismo agli eventi, alle situazioni della vita. In questo senso, le Sensazioni sono il mezzo principale con cui ci orientiamo nel mondo, sono le nostre antenne, il nostro fiuto, ciò su cui dovremmo basare le nostre decisioni. Il Sentire è il canale privilegiato di Contatto con noi stessi. Questo canale però può chiudersi, e le Sensazioni restare sepolte, per diversi motivi: ad esempio quando nella vita del bambino non viene incoraggiato questo contatto con le proprie Sensazioni interne; o quando il bambino è costretto a vivere in uno stato perenne di allarme o agitazione, o deve arginare Sensazioni dolorose (e chiaramente chiudendo alle Sensazioni negative si bloccano anche tutte le altre Sensazioni positive e vitali); o ancora quando si insiste interpretando al posto del bambino bisogni che non sono realmente suoi.

In questo modo il canale di Contatto con se stessi viene interrotto e la persona non è più in grado di avvertire le proprie Sensazioni: non “ci si Sente” più, non si è in grado di capirsi.

Un qualcosa di più del Sentire è il Percepire e Percepirsi (Rispoli, 2004): nel Percepire, oltre al “sentire”, abbiamo la presa di coscienza, la consapevolezza del mondo sensoriale, con le particolari e soggettive coloriture emozionali che ognuno attribuisce alle proprie sensazioni, coloriture dovute anche ai ricordi attraverso i quali le riconosciamo e incaselliamo.

Nell'utilizzare la Voce, le capacità di Sentire e Percepirsi sono molto importanti: sentire le Sensazioni corporee ad essa legate ci permette di essere in Contatto con noi stessi al momento in cui produciamo un suono e ci esprimiamo. Se le nostre Sensazioni sono aperte e possono fluire, siamo in grado di avvertire le vibrazioni della nostra voce, provare ad indirizzarle in varie parti del corpo; possiamo Sentire e Percepire cosa “ci succede” quando emettiamo un tipo di suono, e quindi veicolare anche delle Emozioni.

Chiaramente questa stessa via ci permette anche di poter ampliare e arricchire i nostri suoni, visto che come già detto la Voce non è un fenomeno solo laringeo, ma è specchio di tutto il nostro essere, del nostro Sè, e quindi anche della nostra capacità di aprire e arricchire il nostro Sentire/Percepirsi nello sperimentare nuove Sensazioni e possibilità espressive.

Sulla base di tutto questo, avere uno spazio in cui poter sperimentare, giocare, curiosare con la propria voce è indispensabile per chiunque desideri lavorare nell’ambito di cura, di mediazione, di relazione. La voce può essere un ponte importante attraverso cui vengono veicolate le informazioni da passare al cliente, così come al proprio animale o individuo di altra specie. Se non so che cosa comunica la mia voce è difficile saper passare un contenuto in modo realmente efficace. 

Ci sono molte attività e possibilità per potere esplorare se stessi a partire dal meraviglioso canale comunicativo della voce. Voce Animale è solo una di queste.

La Voce Animale è principalmente sentire e percepire la propria voce.

Buona esplorazione a tutti!

Per approfondire la teoria Funzionale:

Rispoli L. (2016), Il Corpo in Psicoterapia oggi, Milano: FrancoAngeli

Rispoli (2014), Il Manifesto del Funzionalismo Moderno, Alpes: Roma

Voce Animale workshop ed eventi info:

Facebook: Voce Animale

Instagram: la_voce_animale

 

 

 

 

 


UN PERCORSO DI VITA - Articolo di Silvia Gobbi

Circa 10 anni fa, in una delle mie prime esperienze in cui si parlava di linguaggio universale, di connessione, di condivisione, mi sedetti in un cerchio di donne, in un 8 marzo come tanti. Mi sedetti nell'unico posto che era rimasto libero di quel cerchio. Di fronte ad ogni postazione c'era una carta la cui identità mi fu svelata alla fine della serata: era una Fenice, che rappresenta la forza di rompere gli schemi che la vita spesso ci presenta.

Ho ritrovato in molte esperienza Non capii subito il significato che aveva per me e che ad oggi mi è chiaro: sono una rompischemi. Porto con me un'energia che rompe uno schema non evolutivo e lo trasforma in ciò che è crescita, evoluzione. 

E proprio a me l'universo ha riservato un cane fuori dagli schemi: Berna, bovara del bernese che, caratteristiche che tendenzialmente si attribuiscono ai bovari ne ha ben poche.

Nei dieci anni ed oltre che finora abbiamo trascorso insieme abbiamo avuto la possibilità e la forza di assecondare e far evolvere questa nostra caratteristica grazie e attraverso la nostra relazione, con il sostegno di Sara De Santi prima e della scuola di Mediazione tra uomo cane e cavallo poi.

Vi mostro in questo breve video il momento di Berna che ritorna dal recuperare un bastone che un umano le ha tirato in mare: si vede solo la parte finale perché ero immersa con tutti i miei sensi a vivere quella scena ed ho lasciato che il telefono intervenisse solo in un ultimo momento.

La scena che mi sono goduta con tutti i sensi e che mi ha riempita di gioia e di soddisfazione è stata quando Berna si è spinta per qualche secondo dove non toccava per prendere il bastone.

Adesso potreste chiedervi: "E allora? Ha solo recuperato un bastone e nuotato qualche secondo..."

In realtà la rottura di quello schema "se nuoto in mare dove non tocco muoio" nasce da molto lontano e soprattutto è uno schema che si rompe spontaneamente, come conseguenza di una scelta libera del cane. Ed è uno schema che, mentre si rompe, aiuta me a rompere altri schemi e mi apre a nuovi punti di vista della realtà.

Mi spiego meglio andando un po' indietro nel tempo...

Berna ha sempre amato l'acqua: quella delle fosse dove fare i suoi percorsi benessere in totale sicurezza, quella delle pozzanghere dove zampettare e bere...ma quella del mare sembrava generarle un conflitto. Guardava l'acqua profonda dagli scogli o dalla riva. Si bagnava solo le zampe e mugolava, muovendo il corpo come a voler andare avanti, in acqua, per poi però tornare indietro, frustrata. Questo è quello che arrivava a me che la osservavo.

Molti anni fa decisi allora di portarla da qualcuno che mi aiutasse a farle "superare la paura", Questo qualcuno praticamente la "obbligò", proprio spingendola da dietro, ad entrare in acqua, per farle vedere che non sarebbe annegata ma che le sarebbe piaciuto, proprio come era scritto nel suo dna, mi dicevano. 

Se ci ripenso adesso e se potessi tornare indietro, non lo farei più. 

Ogni volta che lei viveva la stessa frustrazione che vi ho raccontato e io la spingevo in acqua, come mi avevano insegnato “gli esperti”, mi sentivo morire: mi sentivo di mortificarla, di tradirla, di farle un torto...un po' come mi sono sentita io da piccola quando credevo di essere al sicuro perché mio padre era in mare vicino a me e invece un'onda rovesciò il canotto...

Eppure l'ho fatto. Ho fatto l'esperienza di forzare il mio cane per farle passare una paura.

In seguito, portando Berna al fiume, per farla nuotare, anche con l'ausilio di un giubbottino, le tiravo il bastone e lei nuotava e lo portava a riva. In quei momenti pensavo di essere riuscita, anche se in contrasto con le emozioni che provavo nel forzarla, nell'intento di mostrare al cane che poteva nuotare nel fiume senza che le accadesse nulla di male, di aver raggiunto l'obiettivo di farla divertire.

Oggi, con gli strumenti che ho maturato, mi rendo conto che inconsciamente cercavo anche di farla stancare oltre che divertire, cosicché la sua enorme energia fosse per me più gestibile. Ad ogni modo non saprò mai quanto realmente si divertiva o quanto in realtà facesse quello che faceva perché non aveva molta altra scelta: si andava lì per svolgere quell’attività, in fondo.

Berna, nonostante le esperienze al fiume, continuava a non voler nuotare in mare dove non toccasse. Dovete sapere che io ho paura del mare aperto. 

Adesso, abitiamo al mare. Quasi tutti i giorni annusiamo il mare, ci camminiamo davanti, ci zampettiamo dentro, lo ascoltiamo agitarsi o farsi accarezzare leggermente dalla brezza.

Qui e adesso il dover fare il bagno in mare per divertirsi o il dover andare a prendere il bastone in acqua, non è più un evento eccezionale che va fatto perché dobbiamo sfruttare l’occasione di essere andate al mare. Il mare è la nostra quotidianità. Adesso quelle attività sono una possibilità fra le tante, si sono slegate dall'obiettivo della riuscita.

Qui passeggiata dopo passeggiata abbiamo fatto esperienza del mare e all'interno di queste esperienze è capitato che Berna mi abbaiasse guardando un bastone. E' capitato che io raccogliessi l'invito tirandole il bastone e che la invitassi ad andarlo a prendere. A volte succedeva, a volte la corsa si interrompeva prima di aver raggiunto il bastone.

Passeggiando, giorno dopo giorno, sulla spiaggia, vicinissimo al mare, è successo che Berna si è immersa un po' di più nell'acqua, così, solo perché le andava.

Quando si immergeva di più io ero contenta nel vederla fare quell'esperienza, a volte l'ho fatto anch'io con lei, ma ero anche preoccupata e ansiosa: "poi il pelo non le asciuga, resta umida, le fa male all'artrosi, prendo freddo…."

A volte mi riconosco come “l’esperta del vivere le esperienze a metà”. 

Ma, soprattutto dopo aver fatto la Scuola di Mediazione, ho imparato ad ascoltarmi davvero e a riconoscere quando interrompo le mie azioni per seguire uno schema o se posso superarlo ascoltando il mio corpo e i miei veri desideri.

Il tempo passa, e alla mia famiglia si aggiunge un altro umano, un uomo che giorno dopo giorno instaura un buon legame con Berna. Tanto che lei, durante le passeggiate, inizia ad invitarlo con abbai e sguardi a proporre a lui di tirarle i legni che troviamo lungo il nostro cammino. Mi rendo conto che lui, affatto preoccupato che il cane si bagni, che poi resti umido, e poi chissà l'artrosi erc.., tira il bastone con il puro intento di divertirsi e questo mi fa riflettere.

Ed ecco che accade qualcosa che mi emoziona davvero: il 31 dicembre 2022 Berna dopo una serie incessante di vere e proprie corse entusiaste per prendere il bastone riesce a raggiungerlo in acque profonde, nuotando per qualche secondo.

In quella nuotata, io credo, c'è la libera scelta di un cane di oltrepassare un limite, di trasformare una paura, di vivere quell'esperienza perché le va e non perché non ha altra scelta. Nessuno l'ha spinta, nessuno l'ha forzata, solo incoraggiata nel fare qualcosa che aveva già iniziato a compiersi molti anni fa, attraverso la frustrazione, attraverso la paura, attraverso il senso di tradimento, attraverso tutte le esperienze vissute dall'animale ma anche dagli umani.

Ciò che è successo in quel video è il frutto di tutte le esperienze passate e, paradossalmente, si è partiti da un obbligo a fare qualcosa per arrivare a scegliere di potere e volere fare qualcosa.

E' così che si rompe una schema: vivendo le esperienze per ciò che sono, ascoltando ciò che quelle esperienze ci hanno dato, cambiando direzione se necessario e di nuovo reiterando questo processo.

E' quello che fa la Natura, ogni giorno.

E' così che io e Berna facciamo esperienza ogni giorno dell'essere parte dell'universo, è così che facciamo esperienza del continuo ed incessante modificarsi di ciò che c'è. E' così che facciamo esperienza ogni giorno della Vita, ad ogni passeggiata.

E, se vorrete, ogni tanto vi racconteremo di una di queste esperienze, condividendole su questa pagina.

Nel frattempo, vi auguro di vivere intensamente ognuna delle esperienze che attrarrete sul vostro cammino.

A presto!

Silvia


STAGIONALITA' DI APRILE - Articolo di Susanna Ghisoni

"Aprile dolce dormire..."

Perchè in primavera abbiamo più sonno? 

Sappiamo che il cambio di stagione genera stanchezza: il nostro corpo deve attuare tutta una serie di cambiamenti per adattarsi al cambio di luce e temperature e al tipo di nutrimento, più ricco di fibre, che inizia ad essere disponibile. E proprio durante lo stato di sonno, il corpo riesce a rimodulare la produzione di ormoni che regolano il metabolismo e il ritmo sonno-veglia.

E' questo il momento dell'anno in cui i prati e i campi si colorano di quel verde brillante e succulento, le erbe crescono alte e rapide, pronte a nutrire gli animali che passando, ne diffonderanno i semi. Proprio in questo periodo anche noi possiamo cominciare a nutrirci delle erbe amare che crescono spontanee e selvatiche, come il tarassaco, la stellaria (in piccole dosi, mi raccomando), le ortiche e il silene.

Sono queste tutte erbe che favoriscono l'eliminazione delle tossine dal corpo e ci arricchiscono dei sali minerali e delle vitamine consumate durante la stagione invernale. A queste si possono aggiungere spinaci e bietole ricchi soprattutto d ferro di cui spesso si accusa carenza in questo periodo. 

L'orto invece, ci offre ancora cavoli, radicchi, cipolle e porri, verdure utili a depurare l'organismo per facilitare l'adattamento ai nuovi ritmi della stagione. 

Adesso possiamo notare più facilmente quanto il nostro corpo e la nostra sensibilità siano connessi all'ambiente in cui viviamo: il rifiorire della natura accompagna anche il risveglio delle nostre energie che ci spingono ad agire. La luce aumentata ci consente di fare più cose durante le nostre giornate, di trascorrere più tempo all'aperto a godere dei raggi del sole caldo. 

In questo periodo festeggiamo la Pasqua, che ricalca le antiche festività per la rinascita della Natura, e cade proprio in prossimità della prima Luna Piena del nuovo ciclo Lunare. 

Il Sole è entrato nel segno dell'Ariete, il primo dello zodiaco, che ci invita a passare finalmente all'azione, a concretizzare i sogni e i progetti finora solo immaginati esplorando fisicamente tutte le possibilità che il nuovo anno ci offre. 

E' questo il momento di scegliere seguendo l'istinto e di compiere tutte quelle azioni che sentiamo inspiegabilmente giuste per noi.

 E' questo il momento di ascoltare solo noi stessi con fiducia, senza pensare alle conseguenze, anche a costo di sembrare incoerenti.

Dopotutto questa stagione ci dimostra come la Natura, per quanto ciclica, porta tutta la sua attenzione al momento presente, conoscendo il futuro ma senza farsi condizionare da esso.

 Ed ogni foglia rigonfia d'acqua, ogni fiore cono ogni insetto che vi si posa, ci dice che la vita è ora. 

 


STAGIONALITA' DI MARZO - Articolo di Susanna Ghisoni


La Primavera sta arrivando rapida quest'anno, come preannunciato dai gelidi giorni della Merla a gennaio.
Si sente nell'aria l'odore dei germogli erba fresca e gli animali che se ne nutriranno cominciano a risvegliarsi.
Le prime api fanno capolino dalle primule e si sentono ronzare quando il vento si abbassa e il sole ricomincia a scaldare. Si ricominciano a sentire i picchi la mattina e la sera, con quel trillo legnoso del becco che scava nei tronchi.
In questo periodo, ci prepariamo a festeggiare la stagione della Nascita e della Rinascita: anticamente, in questo periodo, specialmente intorno all'equinozio di Primavera, ricorrevano le feste per propiziare la fertilità e l'abbondanza del futuro raccolto.

Proprio l'equinozio, infatti, segna l'inizio del nuovo anno lunare, festeggiato ancora nel Capodanno Cinese.


Noi, oggi festeggiamo la Pasqua, dopo il periodo di digiuno e purificazione della Quaresima. E non solo nella nostra tradizione ricorrono in questo periodo digiuni e diete: la Natura ce lo richiede e ce lo consente.


Questo mese possiamo nutrirci con erbe amare, cicorie, bietole, cime di rapa, dal potere depurativo; e poi ci le taccole, ricche di sali minerali e vitamine utili a proteggerci dall'abbassamento delle difese immunitarie e dallo sbalzo ormonale durante il cambio di stagione. La vitamina A contenuta negli agrietti, conosicuti anche come "barba di frate", ci aiuta anche a far adattare i nostri occhi all'aumentare della luce.
E nel Cielo, domina il segno dei Pesci, il Matto che sfida i limiti della razionalità per riconettersi a tutto il mondo. E lo fa ascoltando sè stesso e il proprio corpo.
Perchè è proprio attraverso le sensazioni che noi viviamo e facciamo esperienza del mondo. E solo con l'esperienza, possiamo comprenderlo.

Prepariamoci al nuovo inizio della Primavera ascoltando la nostra parte piu folle, più priva di senso razionale. Ci porterà alla nostra libertà.

Felice Primavera!


CONOSCI LA QUALITÀ DELLA RELAZIONE COL TUO CAVALLO? Articolo di Beatrice Zini

Ognuno di noi, almeno una volta nella propria vita, è entrato a contatto con una qualsiasi forma di relazione (familiare, sentimentale, amichevole, con gli animali, le piante, altri umani). Vi chiedo, prima di proseguire la lettura di questo articolo, di soffermarvi per un istante a pensare all'effettivo significato della parola relazione. Cosa vuol dire?

La parola relazione proviene dal latino relatio, che deriva da referre che significa riferire. In generale, si definisce relazione l'instaurarsi di un legame progressivo fra due individui, che divengono partner. Tra i due si crea uno scambio e un'attesa nei confronti delle risposte che provengono dall'altro.

La relazione con il cavallo è insolita, poiché si tratta di un incontro tra specie diverse che coinvolge le volontà e gli stati d'animo di due esseri con percezioni della vita e un modo di interagire con l'ambiente e di comunicare molto differenti.

Alcune indagini svolte in vari distretti equestri in Europa hanno evidenziato come circa 1/3 dei cavalli, nei loro primi anni di vita, venga "scartato" a causa di problemi legati all'alterazione del comportamento che ne rende difficile la gestione. Negli USA circa il 10% di questi soggetti viene mandato al macello. Questo dovrebbe spingere chiunque abbia avuto esperienze con questi animali o semplicemente chi ama i cavalli a interrogarsi sulla qualità della relazione con questa specie. Poiché mentre per l’umano l’incapacità di instaurare un legame equilibrato può non comportare conseguenze, per il cavallo può significare essere considerati, anche se giovani, inutili e da sopprimere.

E’ necessario stabilire una conoscenza più approfondita, che porti alla comprensione delle caratteristiche e delle difficoltà dell'altro nelle svariate situazioni: solo se impariamo a restare nelle esperienze e ascoltare possiamo capire come si sente davvero il cavallo. E ciò è importante quando si parla di valutazione delle difficoltà di un soggetto, quando vogliamo alleggerirne qualche disagio, quando desideriamo creare uno stato di serenità ed equilibrio emotivo, mentale, fisico.

Il rapporto con questa specie dà luogo ad un'esperienza relazionale diretta, con lui e con noi stessi. Apparentemente il giudizio decade, non ci sentiamo giudicati e osservati dal cavallo come avviene di fronte ad un essere umano. Si ha la possibilità di sperimentare gli aspetti di sé relativi alla corporeità, di sentire, di conoscere e comprendere le sensazioni che la percezione del proprio corpo suscita.

Si ha inoltre la sensazione di uno flusso di energia, da cui spesso si generano per noi sensazioni benefiche che potremmo sentir agire sul piano fisico,  sul piano mentale e avere la percezione di un effetto anche sul nostro piano spirituale.

Da qui, occorre interrogarsi, come dicevo prima, sulla qualità della relazione col cavallo. Tutti questi effetti che percepiamo esistono anche per il cavallo? Esistono e possono essere goduti per quel cavallo, quel soggetto nelle sue caratteristiche e necessità di quel momento?

Ciascuno di noi è in grado di migliorare la propria relazione, per iniziare a farlo possiamo iniziare ponendoci delle domande nel momento in cui ci apprestiamo a entrare in contatto, in uno scambio, con un cavallo.

Ne condivido alcune a cui invito a rispondere: 

  • Com’è lo stato di salute di quel cavallo? Come so che è in buona salute? Cosa voglio chiedergli di fare con me e come so che è fisicamente prornto?
  • Com’è  il suo umore? I suoi comportamenti sono insoliti o alterati? Come lo so?
  • Com’è il mio stato di salute? Come so che sono in buona salute? Cosa voglio fare oggi e come so che sono fisicamente pronto a farlo?
  • Com’è il mio umore? Quali comportamenti sto utilizzando nel relazionarmi a me stesso? Quali comportamenti sto adottando per relazionarmi al cavallo?

Io sono Beatrice, mi sono posta queste domande e oggi mi propongo di aiutare persone e cavalli ad incanalare al meglio la propria energia, al fine di liberarsi da metodi e schemi per instaurare una vera relazione reciproca.


QUAL È LA FRASE RICORRENTE DELLA TUA GIORNATA? Articolo di Azzurra Bonanni

 

Ciao, sono Azzurra e mi fa piacere farvi partecipi della mia esperienza nella Scuola Mediatori e Facilitatori della relazione tra umani, cani e cavalli, sperando che possiate anche voi intraprendere nelle vostra vita un viaggio entusiasmante come lo è stato il mio.

La scuola per me è stata un viaggio all’insegna di tante scoperte, ho condiviso relazioni con umani cani e cavalli, ho riconosciuto emozioni, a volte contrastanti, ho sperimentato giochi e esercizi corporei. Tutto mi ha portato ad un primo traguardo: RICONOSCERMI.

Grazie a questo è nato il mio progetto, “Parlami di te”, che mi ha permesso di concludere la scuola rendendo concreta la mia evoluzione. 

In questo spazio condiviso con voi inizierò a mettervi a parte delle mie piccole grandi “scoperte”. La prima è scoprire e comprendere come si può trasformare il linguaggio.

Qual è la frase che non manca mai nella tua giornata? 

Se ti va scrivila nei commenti e ne parleremo insieme.

A presto, Azzurra.




" CANI FIN DA BAMBINA"  Articolo di Chiara Fondelli

Mi chiamo Chiara. La mia vita è sempre stata accompagnata da animali, in particolare da cani e cavalli. 

Fin da bambina, vivendo in campagna, ho avuto modo di fare esperienza con i cani del mio babbo: giocavo e interagivo con loro, li osservavo e spesso li imitavo. Ricordo che mi sdraiavo sull’erba e mi convincevo di essere una di loro. Godevo del tepore del sole, annusavo cercando di capire cosa ci fosse di così interessante in quegli odori. Stavo a quattro zampe e giocavo con loro imitandoli. 

Allora non sapevo che il loro mondo avrebbe fatto parte della mia vita in un modo ancora più completo riuscendo ad unire la passione allo studio di queste speciali creature al mio lavoro.

Ma tornando ai cani di babbo, loro vivevano fuori, liberi, ma dovevano sottostare a diverse regole. Queste regole erano ferree e i cani le imparavano attraverso l’obbedienza incondizionata ai “padroni” che certamente potevano usare  metodi duri per insegnarle e farle rispettare. 

Mi ricorso ancora bene come fosse assolutamente vietato ai cani l’ingresso in casa. Rarissimi erano i casi in cui potevano stare davanti al camino acceso nei rigidi inverni o rinfrancarsi dal caldo afoso stendendosi sul fresco pavimento in estate.

Per me tutto questo era incomprensibile e mi faceva soffrire: perché i nostri cani non potevano stare in casa quando volevano o ne avevano bisogno?

Mi ricordo quanto mi emozionava quando avevano il permesso di farlo, ne ero davvero felice e di una cosa ero certa: quando sarei stata grande avrei tenuto i miei cani in casa, con me!

Questo è uno dei ricordi più vividi della mia prima infanzia. 

L’esperienza coi cani del mio babbo mi ha fatto capire quanto soffrivo per queste regole assurde, per non veder considerati i cani parte integrante della famiglia. Mi accorsi quanto fossi sensibile al loro benessere e grazie al tempo che dedicavo alla loro osservazione capii che anche l’isolamento sociale è un modo di maltrattare i cani.

La mia vita è andata avanti, quella bambina è cresciuta e le esperienze si sono susseguire fino alla scelta di avere finalmente i miei primi cani.

Grazie a loro sono entrata in un mondo entusiasmante e mi sono resa conto ancora di più di quanto questi animali fossero una parte fondamentale della mia vita. E non parlo solo dei miei, ma dei cani in generale. 

Nella mia vita ho integrato letture con frequentazioni di campi di educazione cinofila fino alla decisione di aprire la mia casa a cani bisognosi, in attesa della giusta famiglia che potesse accoglierli.

Il salto di qualità è avvenuto quando ho conosciuto Sara de Santi, che mi ha aperto ad un modo nuovo di relazionarmi e vivere con le altre specie, aiutandomi a tirar fuori una parte di me che faticavo a mostrare. 

La vera svolta è arrivata però quando ho deciso di frequentare la Scuola per Mediatore e Facilitatore della relazione tra umani, cani e cavalli. 

È stato un viaggio unico ed intenso dove grazie al team di esperti della scuola si impara a rispettare se stessi ed ogni singolo individuo nella sua unicità, a comprenderne le caratteristiche, a capirne e valorizzarne i talenti. 

Il mediatore è un ponte tra l’umano e cane, e non solo,  è colui che accompagna entrambi i soggetti in un percorso volto a migliorare la loro relazione, un percorso di cura e consapevolezza. Tutto è concentrato sulla personalità degli individui, sulle percezioni, sull’ambiente circostante. Non esistono ad esempio i cani ma esistono “quei soggetti” ed esiste la complessità in cui sono e siamo immersi.

La Scuola Mediatori e Facilitatori della Relazione tra Specie mi ha aperto ad un mondo nuovo, non solo nei confronti dei cani e dei cavalli ma anche degli umani e di me stessa. È stata una ventata di aria fresca che ha rinvigorito la passione di una vita verso i cani e che l’ha fatta trasformare in un lavoro. 

Per me è il lavoro più bello del mondo. 




   


 

"PARTIAMO DA ME" - Articolo di Ilaria Martorana

Oggi volevo mettervi a parte di una riflessione maturata una volta concluso la scuola Mediatori tra uomo, cane, cavallo, qualcosa che ho avvertito come una mia lacuna: l'assenza di osservazione dell'essere umano nella relazione multispecie.  

Grazie a questa consapevolezza maturata ho iniziato a prestare attenzione ai miei consimili, soprattutto al loro, nostro, linguaggio. Di questo volevo parlarvi oggi ma, anche questa volta la vita ha sparigliato le carte..

A settembre ho adottato un cane di 6 anni di nome Zero. Rassicurata sul suo stato di salute dagli operatori del canile ho deciso di rinviare la prima visita dal veterinario. Il "ragazzo" pareva sano e non volevo sottoporlo ad altro stress. 

Qualche giorno fa, però, mi sono resa conto di un'anomalia ad una mammella quindi ho fissato un appuntamento dallo specialista.

A questo punto molte domande si sono affollate nella mia mente: "Come si comporterà il cane durante la visita? Mordera'? Si farà manipolare? Farà la pipi' nello studio?". L'ansia cresceva..

Il giorno della visita arriva e saliti in aut, ascoltandomi ed osservandomi, mi sono resa conto che il mio stato di agitazione era aumentato e così quello di Zero.

Come poteva calmarsi se io,persona che conosceva da relativamente poco tempo, continuavo a trasmettergli, mio malgrado, che avvertivo un pericolo? 

Mi è diventato chiaro che dovevo partire da me. Dal mio stato d’animo.

Grazie anche a quello che ho imparato nella scuola, mi sono data la possibilità di pensare a quell'esperienza come un'avventura da vivere insieme al mio Zero, ed a raccontarla ad alta voce proprio mentre la stavamo vivendo: "Sulla nostra carrozza andiamo a trovare un mago dal cappello a punta ed un abito blu tutto stellato. Abbiamo bisogno di lui per avere una pozione magica che ci colorera' di un rosa brillante, utile per partecipare ad una festa". Raccontando l'avventura nei particolari più piccoli e fantasiosi, dimenticando l'agitazione e Zero interrompeva il suo pigolio. Arrivati davanti allo studio veterinario ero quasi euforica, tanto da pensare di fare con piacere una breve passeggiata prima di entrare.

La visita è andata molto bene e alla fine, guardando Zero gli ho detto:" Il mago non era poi così male".

Ho ancora molto lavoro da fare in tema di osservazione dell'umano, ma credo che sarà un po' più semplice se PARTIRO' DA ME. 

In foto, facce da prima visita dal veterinario.

 


Articolo di Susanna Ghisoni - Febbraio 2023

STAGIONALITA' DI FEBBRAIO

Il nome del secondo mese dell'anno deriva dall'aggettivo latino februs, che significa "purifcante": anticamente i romani si dedicavano in questo periodo alla pulizia del corpo e dello spirito dai vizi della stagione fredda, in cui ci si nutre di cibi energizzanti e più grassi, ci si riposa e c'è poco da fare. 

E' proprio in questo periodo che ancora oggi festeggiamo il Carnevale, l'ultima festa invernale, prima di dare inizio al periodo di digiuno della Quaresima (ma i digiuni in questo periodo dell'anno sono comuni a molte culture).

Negli ultimi giorni dinverno la Natura ha ormai pochi frutti da offrirci, se non spinaci e cicorie dal potere drenante e depurativo e gli agrumi, ricchi d vitamina C, utili a rinforzare il sistema immunitario prima del cambio di stagione. 

Se ci soffermiamo ad osservare però, possiamo notare che la Natura comincia a risvegliarsi: qualche ape prova a svolazzare riscaldata dalla luce del Sole e nei campi possiamo trovare molte erbe spontanee amare che tornano alla vita. 

Nelle campagne, si approfitta delle temperature ancora rigide per riposarsi e dedicarsi al riordino degli spazi e degli attrezzi ma si inizia a lavorare la terra affinché possa accogliere i semi e le piante che ci nutriranno in futuro. 

In questo mese il Sole si trova nel segno dell'Aquario, il segno che per eccellenza ricerca una visione collettiva e di condivisione della vita e delle sue ricchezze: per quanto si inizia a sentire aria di primavera, abbiamo ancora bisogno di ricercare il sostegno reciproco degli individui che ci circondano, per poter affrontare l'ultimo periodo di scarsezza.

L'Aquario ci insegna a condividere tutto ciò che possiamo, nella lungimiranza e nella consapevolezza che a volte è necessario fare un passo indietro e vedere ciò che accade a noi e intorno a noi nella sua complessità, per poterne capire il significato. 

Felice Febbraio!

 

 


ARTICOLO DI SUSANNA GHISONI - gennaio 2023 -

 

 

LA STAGIONALITA' DI GENNAIO

Il primo mese dell'anno ci spinge a dedicarci al progettare, ad allungarci ovvero a spingerci fuori da noi stessi.

Così come torna ad aumentare della luce aumenta anche la nostra energia e la voglia di fare: il nostro corpo percepisce il Sole che sta tornando, la Natura si prepara a rifiorire. La linfa che scorre nei corpi delle piante, che si era ritirata nelle radici in dall'autunno per potersi conservare e proteggere dal freddo, si prepara a risalire lungo i fusti e i rami, per nutrire le gemme che sbocceranno presto.

Allo stesso modo, i nostri progetti richiedono energie per poter fiorire: sono le nostre gemme, che diverranno fiori e frutti se avremo voglia e desiderio di nutrirle.
In campagna è questo il momento di mettere in ordine, di pulire, di potare, di preparare ed organizzare gli spazi in modo da poter affrontare al meglio la stagione degli intensi lavori all'aperto che verrà.


La Natura ci offre il cibo più adatto a sostenerci in ogni stagione. A gennaio i cavoli ristorano dalla fatica dei lavori più pesanti infatti contengono analgesici e antidepressivi (come il triptofano) che ci sostengono nella carenza di luce e vitamina D, essenziali vista la minore esposizione al Sole. I finocchi ci aiutano a depurare l'organismo dopo i festeggiamenti di fine anno e che ci aiutano a riscaldarci e a proteggerci dal freddo dell'inverno dopo che lautunno ci ha lasciato come ultimi doni della Terra semi e frutta secca, ricchi di grassi e nutrienti.


In questo periodo consumiamo le conserve preparate in estate, nel periodo dell'abbondanza. Consumiamo la legna lavorata ed accumulata nei mesi caldi, seccata e pronta a sostituire momentaneamente il calore del sole e del vento tiepido.


Il mese di gennaio invita a concederci più tempo per riflettere e percepire la ciclicità del mondo in cui viviamo.


In questo mese concediamoci di risparmiare le nostre risorse fisiche e mentali, come dal cielo ci insegna la stagione del Capricorno, caratterizzato proprio dal sacrificio, nella consapevolezza che rinunciare a qualcosa adesso a favore dellattesa e dellascolto, può darci molto di più in futuro. Rallentare a volte può spaventare perché in contrasto con la legge del produrre e del performare ma facendolo potremmo scoprire che recuperare energie è il vero vantaggio.


E' forse questo l'insegnamento più grande del cuore dell'inverno, imparare ad accettare il freddo e l'oscurità consapevoli del fatto che passeranno e che fanno anchessi parte di una ciclicità naturale di cui siamo parte anche noi.

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